Archive for Maggio, 2007

spiderland

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La vita soliatamente non concede una seconda chance, ma fortunatamente i musicisti sono spesso degli avidi filibustieri. Quando mi sono perso la re-union degli slint a Bologna 2 anni or sono, preferendo un orrido corso di tecniche audio-visive, credevo di averla fatta grossa. Invece a 16 anni dallo scioglimento i draghi del Kentucky (per dirla alla Auro Bulbarelli) hanno pensato bene di concedere il bis. Stavolta una delle tappe previste era il circolo degli artisti, giusto dietro casa mia: non si poteva fallire. Già all’ingresso noto l’imperiale bus della band, arrogantemente posteggiato davanti al bancone del bar. Di loro però nessuna traccia. Giusto il tempo di qualche birra e di numerose tappe al bagno “preventive”. In una di queste mi imbatto in Max Gazzè, che si conferma pessimo artista ma per lo meno buongustaio.
E’ quasi il momento. Io e Lisa guadagnamo posizioni grazie al suo sgattaiolare lesto. Ci assestiamo in un soddisfacente “quasi sotto il palco ma un po’ a sinistra”. La tensione sale. Numerose finte ma poi eccoli eccoli. Le luci si accendono contemporaneamente all’inconfondibile attacco di Breadcrumb Trail. Brividi! All’estrema sinistra, quasi in disparte, il mitico Brian McMahan, privo di chitarra, nelle veci di vocalist puro. Accanto a lui un inutile figurante a suonargli la chitarra. Appena più in la un secondo figurante a sostituire il bassista di cui nessuno ha più notizie da una quindicina d’anni. Alla batteria, più giovane che mai, il buon Britt Walford e, dulcis in fundo, Mr.David Pajo con la sua fida chitarra. L’esecuzione è semplicemente perfetta. L’unico che sembra non godere di ottima salute è Brian McMahan, visibilmente appesantito e incolto, a tratti barcollante. Del resto dall’ex chitarrista degli Squirrel bait ci si attendeva per lo meno che suonasse la chitarra… Gli saranno necessarie numerose pause coca. Una di queste lo fa giungere un po’ in ritardo durante la seconda canzone, ma giusto in tempo per intercettare la seconda voce del batterista. Pajo invece è esattamente come me l’aspettavo: impassibile, quasi immobile, risoluto. Il re del minimalismo.
Con “don, aman” Britt Walford abbandona l’inutile batteria, imbraccia la chitarra e va vicino a Pajo. Luci solo per loro nel momento più intimo del live. Con l’attesissima “washer” invece Brian McMahan torna ad imbracciare la chitarra. La lunga pausa coca gli ha effettivamente giovato. Poco da dire, un emozione indescrivibile, interrotta solo dalle un po’ troppo lunghe pause tra un brano e l’altro. I nostri non parlano mai. Ostentano un distacco che è freddezza chirurgica. Trasportano l’intero locale fuori dal tempo, in uno sfondo monocromatico come la copertina del disco che stanno suonando. Il lento accumulare sublima con l’urlo “I miss you!” sul finire di “good morning, captain”. E il concerto potrebbe finire qua, dopo 39 minuti e mezzo.
Già cosi sarebbe il migliore della mia non più giovane esistenza. Invece continuano con Glenn (durante il quale Brian McMahan si addormenta in piedi alla Syd Barrett, memorabile!), Rhoda e concludono con il bellissimo e lunghissimo inedito “King’s Approach”. Addio senza salutare, senza false uscite, senza scontati rientri. Così si fa.

habemus papa

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Se non l’avete ancora visto vi consiglio vivamente questo documentario. Si tratta di una meritevole inchiesta della BBC sui preti pedofili realizzata ad ottobre dello scorso anno. Naturalmente nel nostro paese si sono ben guardati dal pubblicarla. Ancora una volta viva il web dunque. Si attendono reazioni indignate da parte dei difensori della famiglia tradizionale, ma naturalmente contro il filmato, non contro il buon vecchio Joseph. Lui, si sa, è infallibile.

norwegian wood

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– Però non è solo colpa mia. E’ che ho qualcosa di freddo nel carattere. Sono io la prima a dirlo. Però se loro, voglio dire mio padre e mia madre, mi avessero amata un pochino di più, penso che anch’io avrei avuto reazioni ben diverse. Che avrei sofferto molto di più.
– Pensi di non essere stata abbastanza amata?
Per guardarmi inclinò un po’ la testa. Poi bruscamente annuì
– Un punto a metà tra il “non sufficiente” e il “completamente carente”. Ho sempre avuto fame di affetto, io. E mi sarebbe bastato riceverne a piene mani anche solo una volta. Abbastanza da dire: grazie, sono piena, più di così non ce la faccio. Sarebbe bastato una volta, una sola unica volta. Invece sapevano solo respingermi se mi avvicinavo o sgridarmi perchè gli facevo spendere soldi. Per me non c’è stato altro. Ma un giorno pensai: io riuscirò a trovare qualcuno che mi ami al cento per cento per ogni giorno della vita. L’ho deciso quando ero al quinto o al sesto anno delle elementari.
– Incredibile, – dissi ammirato. – E ci sei riuscita?
– Beh, non è facile, – disse Midori. Poi restò qualche istante a riflettere, guardando il fumo. – Forse per il fatto che ho aspettato tanto a lungo, io cerco qualcosa di assolutamente perfetto. Perciò non è facile.
– Un amore perfetto?
– No, nemmeno io aspiro a tanto. Mi basterebbe poter fare i capricci. Questa perfetta libertà. Mettiamo che io ti dicessi: “Ho voglia di mangiare torta alle fragole”, e che tu lasciassi perdere tutto il resto per correre a comprarla. Tu ritorni col fiatone e dici: “Ecco, Midori, la tua torta di fragole”, e io rispondo: “Ah, ma adesso non mi va più”, e la butto dalla finestra.
Ecco, questo è quello che cerco

proibizionismo democratico

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In una recente intervista il ministro degli interni Giuliano Amato ha avuto modo di confidare a Gianni Riotta la propria posizione sul tema della prostituzione. Per l’ex premier non ci sono alternative: l’unico modo per “eliminarla” è vietarla per legge, colpendo duramente i clienti. A tal proposito il modello di riferimento è la Svezia, dove chi paga per fare sesso è punito con il carcere fino a 6 mesi e una multa fino a 140 mila euro.
Paese buffo il nostro, dove i politici sembrano fare a gara per scopiazzare le parti peggiori della legislazione altrui, stando tuttavia bene attenti a conservare le nostre irripetibili particolarità (Il ricorso all’esempio dei pacs approvati in Spagna dal centrodestra di Aznar, pare ripetitivo solo in casa radicale).
L’uscita di Amato trasuda in modo stantio di retorica proibizionista. Ciò che è moralmente inaccettabile va colpito. Ma colpito non per essere eliminato (del resto pensare all’eliminazione della prostituzione sarebbe un offesa all’intelligenza), bensì per essere nascosto. Lo stato non approva e non regola, quindi se ne lava le mani. Il problema vero per i proibizionisti non è che migliaia di indifese minorenni vengano sfruttate sessualmente ogni giorno, questo interessa solo relativamente. Le cose veramente importanti sono due. La prima è che lo stato (etico?) non possa dare il proprio beneplacito ai rapporti sessuali a pagamento. La seconda è che i “devianti” debbano essere invisibili. La coscienza è salva perché lo stato disapprova, il cuore non duole perché l’occhio non vede. Del resto l’intero parlamento ha dato ampiamente prova di questo atteggiamento in moltissime occasioni, da ultimo con l’aver rifiutato la proposta di indagine conoscitiva sull’eutanasia clandestina proposta dall’associazione Luca Coscioni.
Perché nel 2007 nel nostro paese è ancora impensabile proporre una seria regolamentazione della prostituzione? Gli esempi di Germania, Olanda e Spagna, solo per farne alcuni, dovrebbero insegnarci ancora una volta che l’unico modo di combattere è regolamentare. Dare la possibilità di esercitare il mestiere più antico del mondo in modo legale cancellerebbe in un batter d’occhio l’attuale schiavitù, rimpinguerebbe le casse dell’erario, gioverebbe alla salute di professionisti e clienti. Inoltre assesterebbe un duro colpo finanziario alla criminalità, con innumerevoli benefici diretti e indiretti alla tanto agognata sicurezza. Ovvietà su ovvietà. Eppure da noi le lancette dei diritti civili sembrano scorrere al contrario, essendo la legge Merlin datata 1958.
La dichiarazione di Amato può essere letta anche in un’altra accezione, non meno preoccupante, ovvero come prova generale di partito democratico. E’ interessante notare le reazioni tutt’altro che indignate a una proposta così di retroguardia. Anche i pochi che hanno alzato la voce per dissentirne, non hanno messo in discussione l’obiettivo di colpire o eliminare la prostituzione. Obiezioni metodologiche più che teleologiche, quindi. E la vulgata conservatrice e reazionaria guadagna ogni giorno nuovi adepti, come il sindaco di Torino Chiamparino, sedicente liberal, per il quale il problema della droga va risolto punendo il consumatore. Manca totalmente l’approccio laico, condizione sine qua non per una politica antiproibizionista che sappia scindere il concetto di peccato da quello di reato. I riferimenti al concordato inseriti nel manifesto del partito democratico parlano chiaro. La scelta compiuta è quella coerente con l’articolo 7 della costituzione, degno compromesso fra clericali e finti laici. La prevalenza della morale sul realismo, dell’etica sul pragmatismo necessario per risolvere i problemi sociali.
Presagi sempre più funesti, motivi sempre maggiori per rilanciare le ragioni di una politica radicale.

primo maggio

Poco da dire, sempre in grande spolvero il buon