Archive for aprile, 2007

a new start

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Ieri sera, dopo l’ennesima birra peroni e dell’orrido montepulciano d’abruzzo, io e il mio nuovo co-inquilino Andrea abbiamo deciso di dar vita ad un gruppo.
Come ben so la parte migliore in questi casi (e molto spesso l’unica) è la ricerca del nome.

Siamo un duo, l’unico strumento è una tastierina yamaha da bambini. In compenso Andrea è un grande cantante, e ne ha dato ampiamente prova sfornando una cover di “torn” di Natalie Imbruglia.

Nell’attesa di iscriverci ufficialmente nell’affollato mondo di chi spaccia merda per arte (milani e drug3z insegnano) giro la palla a voi, inesisitenti lettori, attendendo qualche buon consiglio per il nome.

Chagall

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Dopo aver contato tutte le siepi della città,
dipingo Il morto.
Dopo aver controllato il polso di tutti i miei parenti,
dipingo Il matrimonio.
Ma avevo l’impressione che se restavo ancora a Vitebsk
mi sarei coperto di peli e muschio.
Vagavo nelle strade, cercavo e pregavo:

“Dio, tu che ti celi nelle nuvole,
o dietro la casa del calzolaio,
fa’ che la mia anima,
anima dolorosa di ragazzo balbuziente, si riveli,
mostrandomi la strada.
Non vorrei essere uguale a tutti gli altri;
voglio vedere un mondo nuovo.”

In risposta, la città pare spaccarsi, come le corde di un violino,
e tutti gli abitanti si mettono a camminare al di sopra della terra,
abbandonando i loro posti abituali.
I personaggi familiari si installano sui tetti
e li si riposano.
Tutti i colori si rovesciano,
si trasformano in vino che zampilla dalle mie tele.
Sto molto bene con tutti voi.
Ma… avete sentito parlare delle tradizioni,
di Aix, del pittore che si tagliò l’orecchio,
di cubi, di quadrati, di Parigi?
Vitebsk, ti abbandono.
Restate soli con le vostre aringhe!

Marc Chagall, 1931

beati gli ultimi

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Nuova svolta da parte di Fassino! con la perspicacia che gli è propria si è infatti reso conto della presenza in territoro russo di salme italiane a cui rendere omaggio.
Che strano paese: basta dimenticarsi una cosa per decenni, prodigarsi in tutti i modi per celarla, poi ad un certo punto la spiattelli li e pare a tutti un gran colpo di scena. Giù applausi.
Tra l’altro il buon Piero ha concesso uno degli ultimi tre posti disponibili nel pantheon del partito democratico a Bettino Craxi, a parimerito, pare, con Totò e Peppino di Capri. Peccato che il 95,2% dei lettori di Repubblica sia contrario all’apertura all’ex leader del psi: gli avrebbero preferito volentieri Tullio De Piscopo. Poco importa che nel 1977 Craxi si fece promotore della biennale del dissenso, sfidando le ire dell’urss e del p.c.i. tutto che boicottò l’evento. Del resto vi era un’ortodossia da difendere. Memorabile l’editoriale scritto da Giorgio Napolitano nel 1982 sull’unità, a sostegno della decisione del partito di espellere “per slealtà” un editore napoletano, reo di aver pubblicato le memorie del cognato di Togliatti prigioniero nei gulag sovietici.

Pare proprio che ad aver ragione troppo presto si finisca per aver torto. Perchè sfidare il proprio tempo con la lente della lungimiranza? E’ sufficiente fare i conservatori ed estrarre al momento buono dai propri calzoncini un idea del passato.
Del resto pure Bertinotti due giorni fa, durante la presentazione qui a Roma del suo ultimo libro, ha ammesso: “Abbiamo rubato tutto da Pannella, dalla non violenza in poi, continueremo a rubare”.

Il terzo giorno…

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Non vorrei che la lunga vacanza di Mastrogiacomo risultasse eccessivamente rovinata dalla decapitazione di Adjmal. Non ancora certa al cento per cento, pare, ma in ogni caso il tricolore garrà e non si dovrà far troppo caso a quest’altro nome impronunciabile da assommare a quello dell’autista. Sti talebani ingrati… E i maligni a dire che li abbiamo abituati troppo bene. La vita (italiana) non ha prezzo. Ritentate, sarete più fortunati.

A torpignattara invece un vecchio, stufo di essere l’unico capofamiglia italiota nel quartiere bangladese, ha pensato bene di suonare agli odiati vicini e freddarne uno. Evidentemente un cinico tentativo di invertire il trand. Nella foga del momento la morte è toccata all’unico non residente, giunto per le vacanze pasquali. Morale della favola: bangladesi residenti inermi, ultimo eroico capofamiglia italiota in gattabuia.

Benedetto XVI al solito ha confortato le nostre anime durante il pranzo pasquale, mostrando pazientemente la retta via a noi pecorelle smarrite. Tutti i commensali a pendere dalle sue virtuose labbra, senza cadere in deconcentrazione nemmeno durante i saluti in cingolese. Qualche infedele ha osato protestare: il santo padre non ha speso una parola sulla moratoria della pena di morte, nonostante la bella manifestazione conclusasi al suo cospetto.
L’infedele dimentica che la morale è tutto. Seguendo ciecamente la società civile, i suoi dico e le sue moratorie, non finiremo che per aprire la via ad incesto e pedofilia.
Pecorelle a me gli occhi!

accorrete numerosi

Siamo ormai precipitati al quinto posto nella classifica dei paesi più visitati d’europa. Ma il rilancio è imminente: come resistere a questo spot?

telecom, il governo non si impicci

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“A partire dalla vicenda Telecom, rivolgiamo alla politica, al governo, alle forze di maggioranza e di opposizione, due richieste precise.
La prima è di resistere a vecchie e nuove tentazioni dirigiste, stataliste, di intervento pubblico nell’economia, di interferenza con il libero interagire delle forze di mercato, valorizzando nel contempo il ruolo delle Autorità indipendenti chiamate a regolare i diversi mercati.
La seconda è quella di non elevare cori nazionalisti, di ostilità rispetto a operatori non italiani, espressione di una cultura e di una pratica estranee alla concorrenza, mercato ed economia liberale”.
Daniele Capezzone, Bruno Tabacci, Antonio Martino, Franco Debenedetti, Paolo Messa, Fiorella Kostoris, Alberto Mingardi, Carlo Stagnaro, Carlo Scarpa, Benedetto Della Vedova, Luigi Zingales.

Non posso che condividere in pieno quest’appello diffuso ieri. Appello da ribadire ancor più oggi, dato che pure i DS si sono aggiunti ufficialmente alla vulgata dei paladini dell’italianità, composta ora dall’intera maggioranza, naturalmente con i soli radicali a fare eccezione.
E pensare che nella compagine governativa non mancano i “guardiani del programma dell’Unione”, sempre intenti a fare a gara nel cassare o approvare ogni singola misura in base al sacro testo giallo.
Sarebbe forse il caso di far loro leggere pagina 127: “In termini di capacità di attrazione degli investimenti esteri l’Italia è scivolata al 98esimo posto della classifica internazionale…
Nei settori tecnologicamente avanzati siamo sempre meno attrattivi.” voltando pagina si legge “Crediamo che si debba puntare sull’attrazione degli investimenti diretti in Italia. Le politiche per l’accoglimento di imprese estere devono riguardare la rimozione delle difficoltà sia di entrata sia di uscita”.
Buffo che gli unici ad essere coerenti col programma siano coloro che non l’hanno firmato.
Dopo il caso Albertis nuova prova di protezionismo made in Italy. Il liberismo, par di capire, vale solo per panifici e poco altro.
Nuova pagina orrida su telecom insomma, dopo il tentativo non riuscito di piazzare il colpo grosso con il piano Rovati (per inciso, se ci avesse provato Berlusconi ci sarebbero state manifestazioni da sei zeri).
Non posso che concludere, come Bill Emmott, citando Samuel Johnson: “il patriottismo è l’ultimo rifugio del mascalzone”.

mina in baita


Leonardo Gasparini ha terminato la sua esperienza universitaria con un bel 110. Quale occasione migliore di tirar su una mina?
Gli unni, con la sicurezza degli uomini di mondo, asserivano che alle lauree non piove mai. “E’ matematico, provato da una prassi consolidata”. Hanno quindi prenotato con sicumera una baita in montagna, di certo troppo piccola per contenere i 50 invitati. “Tanto ci sono numerosi tavoli all’esterno” dissero.
Il giorno della festa un diluvio immane assestò un duro colpo alle loro certezze, ma non al loro stato d’animo. “L’importante è che non nevichi” urlò Dili.
Non appena chiamata in causa la neve iniziò a scendere, fresca e vellutata.
La strada impervia scremò gli invitati, permettendo alla trentina di sopravvissuti di incrementare la dose pro capite di alcolici. I fortunati avevano da spartirsi 50 litri di cocktail vari e pesantissimi, 256 birre da mezzo, 50 litri di vino e numerose e variegate bottiglie di amari e whiskey, tra i quali l’amatissimo Margot.
Leonardo di certo non ha deluso le aspettative, passando metà del tempo in precario equilibrio sopra il tavolo, ingerendo qualsiasi cosa trovasse (non prima di averla calpestata), bevendo l’inverosimile. Ha inoltre pensato bene di distruggere in pochi minuti tutti i regali ricevuti, deliziando i convenuti. Il ricercatissimo portafoto, per esempio, è stato istantaneamente riconvertito in ninchaku, da brandire contro gli inermi commensali. La roulette con bicchierini invece, è stata lanciata sulla parete più vicina, rompendosi in mille pezzi. Voto 10: nemmeno dopo essere stato legato con le mani dietro la schena ed aver sboccato diverse volte il nostro è riuscito a contenersi. Menzione di merito pure a Dili, che avrebbe potuto tranquillamente essere scambiato per festeggiato. Si è rotolato per terra nella melma tipo maiale, ha spaccato le sedie sul tavolo per meglio intonare “bevilo bevilo”, è accorso a prepararsi cocktail sempre nuovi dopo ogni sboccata.
Poco da dire, feste d’altri tempi.
Eloquente il commento di Troy, appositamente giunto dagli U.S.A. per l’occasione: “It wasn’t a party, it was the revolution”